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La "spia" che individua la corrosione

Il Secolo XIX intervista M. Faimali (CNR-Ismar) sullo sviluppo del biosensore per il monitoraggio del biofilm in ambienti industriali, diventato prodotto di una Start-Up Ligure.

Wednesday 13 July 2016

La

Sul quotidiano genovese Il Secolo XIX  del 12 luglio 2016 Marco Faimali racconta la genesi che ha portato allo sviluppo di un innovativo biosensore per il monitoraggio del biofilm in ambienti industriali (biocorrosione) che recentemente è diventato il prodotto di successo di una promettente Start-Up Ligure (http://www.alvimcleantech.com/cms/it/).

ALVIM non è solo una biotecnologia innovativa in ambito industriale per monitorare e contrastare la crescita dei batteri responsabili dellla "biocorrosione" dei materiali metallici, che ha costi enormi  per la gestione di tutti gli impianti che utilizzano acqua come fluido di processo, ma è un formidabile esempio di "trasferimento tecnologico" dal mondo della ricerca a quello imprenditoriale. Il fenomeno biolettrochimico del biofilm batterico (aumento del trasferimento degli elettroni dal metallo all'acqua mediato dai batteri) che il sensore misura è stato scoperto e studiato a Genova per la prima volta da una coppia di ricercatori del CNR negli anni 70 (ex Istituto per la Corrosione Marina dei Metalli), i coniugi Alfonso e Vittoria Mollica, da qui l'acronimo "ALVIM", la cui eredità scientifica è stata raccolta in questo ultimo decennio dal gruppo di ricerca che si occupa di "biodeterioramento" dell'Istituto di Scienze Marine che, grazie ad una serie di progetti EU, ha concluso gli studi di base sul segnale bioelettrochimico del biofilm e successivamente, con un progetto POR-FESR della Regione Liguria, ha trasformato le "conoscenze scientifiche di  base" in un percorso di ricerca applicata che ha portato alla nascita della promettente start-up.

Nei primi due anni di attività ALVIM ha concluso i primi contratti con aziende nazionali ed internazionali. Grande è infatti l'interesse per questa nuova biotecnologia italiana sviluppata in ISMAR. Ora la piccola società sostiene un giovane dottorando che ha abbandonato la carriera da ricercatore per iniziare l'avventura imprenditoriale nel settore delle biotecnologie marine. Questo successo è il risultato di una  ricerca di base di eccellenza, che ha stimolato della ricerca applicata competitiva in grado poi di trasferire l'innovazione tecnologica  direttamente al mercato nazionale e internazionale di riferimento. E' proprio questa triangolazione tra ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico che un Ente come il CNR deve promuovere per dare un contributo importante al territorio.


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