Presupposti bio-ecologici e tecnici per una razionale gestione della pesca nella marineria di Ancona
Ente Committente: Regione Marche
Programma: Programmazione FEP 2007-2013 - Misura 3.1 Azioni Collettive
Responsabile Scientifico: Dr. A. Lucchetti
Partecipanti: Virgili Massimo, Francesco De Carlo, Antonello Sala
Durata: Luglio 2009 - Luglio 2010 (12 mesi)
BudGet Totale: E 30.000
Sommario: La pesca marchigiana naviga in acque difficili in un periodo di crisi evidenziato da una serie di problematiche che vanno dalla scarsità delle risorse alieutiche al costante aumento del prezzo del carburante. Scopo principale del presente progetto è quello di definire Linee Guida per una razionale gestione della pesca nelle Marche, tenendo conto della collaborazione tra il mondo della ricerca e i vari attori del settore pesca.
Presupposti bio-ecologici e tecnici sono stati definiti a partire da una dettagliata ricerca bibliografica riguardante i diversi aspetti che influenzano lo stato delle risorse alieutiche ed il loro sfruttamento (Caratteristiche idrografiche, batimetriche ed ambientali della costa marchigiana, Caratteristiche della flotta peschereccia marchigiana, Biologia e distribuzione delle principali specie commerciali), nonché da una review sulla selettività delle reti a strascico con maglia del sacco romboidale e quadrata. Le conoscenze scientifiche hanno previsto l’integrazione con le informazioni ottenute da questionari rivolti ai pescatori, per una testimonianza diretta sulle tematiche più discusse del settore pesca (Fermo biologico, Nuovo Regolamento Europeo, etc.).
Monitoraggi e prove di pesca sperimentale sono state condotte durante alcune campagne in mare, provvedendo alla caratterizzazione delle diverse attività di pesca, all’identificazione delle specie bersaglio, del bycatch e del discard, in particolare nel delicato periodo post fermo biologico (settembre-ottobre). Inoltre, surveys acustici realizzati con la tecnologia Sidescan Sonar hanno permesso di descrivere l’impatto delle diverse attività di pesca sui fondali e le aree soggette ad uno sforzo di pesca maggiore.
Le azioni e le misure di intervento proposte nel progetto vogliono, quindi, rappresentare un modello di programmazione e sviluppo della pesca anconetana, che sia la base per un Piano di Gestione futuro che veda coinvolte anche le altre marinerie della costa marchigiana.
Contatto in ISMAR: a.lucchetti@ismar.cnr.it
Partnership:
- Assiociazione Produttori Pesca di Ancona
- FASTMEDIA s.r.l
Lo stato delle risorse nella GSA 17
Dalla relazione presentata dal Laboratorio di Biologia e Pesca Fano alla Commissione Consultiva Centrale della Pesca Marittima – Unità di crisi, emerge un quadro allarmante per la conservazione delle risorse ittiche in quest’area.
Lo stato delle risorse ittiche nell’alto e medio Adriatico non è buono e diverse specie sono ai minimi degli ultimi 17 anni. La metodologia scelta per indicare lo stato delle risorse si basa sull’indice di densità (numero di esemplari/km2), e sull’indice di abbondanza, o di biomassa (kg/km2) che indicano le tendenze per le varie specie ittiche negli ultimi 17 anni. Gli indici sono calcolati ogni anno su 180 pescate nella GSA 17 e considerano anche le acque territoriali croate e slovene. I pescatori italiani non possono operare su tutta l’area considerata, quindi la relazione riporta gli stessi indici di densità e di abbondanza anche per le sole acque territoriali italiane e per le acque internazionali. L’importanza relativa di ogni specie è ovviamente diversa tra Italia, Croazia e Slovenia, così come non è identica tra le regioni italiane che pescano nella GSA 17. In sintesi:
Engraulis encrasicolus. L’alice da tempo rappresenta una delle specie maggiormente pescate in Italia. Le forme giovanili sono concentrate prevalentemente nelle acque territoriali italiane. La tendenza degli indici di densità e di biomassa è discendente dal 2001, anche se nel 2010 si può notare una modesta ripresa
Sardina pilchardus. La maggiore concentrazione di sardine si riscontra nelle acque territoriali slovene e croate; pur con livelli bassi degli indici di densità e di abbondanza nel 2010 si segnala una timida ripresa nella presenza di questa specie.
Sepia officinalis. Distribuita prevalentemente nel nord Adriatico, dopo un periodo di abbondanza variabile, mostra una tendenza alla diminuzione proseguita anche quest’anno su valori molto bassi. La seppia ha un ciclo biologico molto breve pertanto l’entità del reclutamento è fondamentale.
Squilla mantis. Specie con distribuzione costiera, la pannocchia mostra una leggera ripresa di presenza nelle acque italiane nel 2010 (dopo un progressivo calo iniziato nel 2006).
Nephorps norvegicus. Le maggiori densità si riscontrano in medio Adriatico. Negli ultimi anni, dal 2007, gli indici di densità e di biomassa si sono ridotti notevolmente.
Merluccius merluccius. È una specie ampiamente diffusa nell’area considerata; è assente o scarsa solo nelle acque costiere del nord Adriatico. Negli ultimi anni si nota una concentrazione costante di forme giovanili nel tratto a sud di Pescara. Dal 2005 l’indice di densità è in calo, mentre l’indice di biomassa diminuisce dal 2006.
Mullus barbatus. Anche per questo pesce l’area di distribuzione è molto ampia, ed esiste una fascia costiera che va in pratica da Chioggia al Gargano con presenza costante di forme giovanili. L’indice di densità denota negli ultimi anni scarse oscillazioni.
Eledone moschata. Specie distribuita prevalentemente nell’alto Adriatico e verso la Croazia. Gli Indici abbastanza sono abbastanza stabili a partire dal 2004.
Eledone cirrhosa. Nel nord Adriatico è assente, la presenza prevalente è nel medio Adriatico. Si nota un certo recupero degli indici nel 2010, dopo un calo che durava dal 2007.
Loligo vulgaris. E’ una specie che presenta un’areale di distribuzione piuttosto ampio, con più alte densità nelle acque costiere, dove si concentrano i giovanili. Il calo della risorsa, registrato a partire dal 2005, è ancora in atto nel 2010.
Illex coindetii. E’ una specie ad ampia distribuzione, scarsa o assente soltanto in acque poco profonde. Gli indici mostrano forti oscillazioni annuali, con valori più elevati della media osservati nel 2010.
Lophius spp. È diffusa in tutta la parte meridionale della GSA 17 e quasi assente nel nord Adriatico. Dal 2003 la specie è in costante diminuzione, che continua anche nel 2010.
Pagellus erythrinus. È più abbondante nelle acque della Croazia, ed esiste una persistente presenza di giovani esemplari nelle acque costiere del nord Adriatico. La popolazione è discretamente stabile dal 2001, tendenza che si è mantenuta nel 2010.
Trisopterus minutus capelanus. Ampiamente distribuito in tutta l’area della GSA 17; il calo dell’abbondanza, in atto dal 2005, è proseguito anche nel 2010.
Merlangius merlangus.
Una specie importante per il nord Adriatico, dove in alcune aree sostituisce in
parte il nasello. Gli indici mostrano che nel 2010 è proseguito un lento
recupero in termini di biomassa che ha avuto inizio a partire dal 2008.
Flotta anconetana e le catture
La piccola pesca costiera esercitata con attrezzi da posta risulta, come d’altro canto nel resto d’Italia, il comparto peschereccio più numeroso (449 unità) sebbene le dimensioni medie delle imbarcazioni siano estremamente ridotte (1.6 GT e 31 Kw medi per imbarcazione). Tale segmento della flotta è composto da imbarcazioni che spesso sono disseminate lungo la battigia e non fanno base in uno specifico porto di attracco. Questo rende estremamente difficile qualsiasi operazione di censimento del numero esatto di imbarcazioni attive, ma anche di controllo da parte degli organi preposti (Capitanerie di Porto) con la conseguenza che parte di questo settore peschereccio risulta spesso immune da qualsiasi controllo.
Nelle Marche le draghe idrauliche rappresentano un comparto peschereccio estremamente importante, che costituisce circa il 25% dell’intera flotta in termini numerici e il 24% in termini di potenza motore.
Le imbarcazioni dedite allo strascico costituiscono invece circa il 21% in numero e addirittura il 63% in termini di tonneggio e il 48% in potenza motore. Le imbarcazioni abilitate al sistema strascico hanno quindi mediamente dimensioni considerevoli, sebbene esista una notevole variabilità all’interno del comparto stesso: esistono infatti imbarcazioni aventi lunghezza fuori tutta (LFT) inferiore a 15 m e imbarcazioni con LFT superiore a 25 m.
Inoltre, in base ai dati IREPA-MIPAAF aggiornati al 2009 nelle Marche esistono 12 coppie di volanti (24 imbarcazioni) di grandi dimensioni (113 GT medi e 461 kW medi).
Per quanto riguarda l’attività di cattura registrata nelle Marche aggiornata al 2009 (dati MIPAAF - IREPA) il settore più importante, sia in termini di biomassa catturata che di ricavi, è risultato quello dello strascico. Questo settore peschereccio ha infatti realizzato circa il 35% delle catture totali in termini ponderali e oltre il 57% del ricavo complessivo, segno evidente che le specie catturate (scampi, naselli, rane pescatrici ecc.) hanno un elevato valore commerciale.
Le volanti, pur costituendo un esiguo 2,7% della flotta marchigiana hanno totalizzato oltre il 20% delle catture totali, come è possibile osservare dai dati di cattura giornalieri, sebbene il valore delle specie catturate (fondamentalmente acciughe e sardine) sia piuttosto basso (1,4 euro/kg in media). Questo fatto spiega per quale motivo i problemi principali di questo settore peschereccio siano legati a motivi commerciali.
Le draghe idrauliche hanno totalizzato il 29% circa della cattura complessiva in termini di peso e il 18% circa in termini di ricavi.
Il settore della piccola pesca pur avendo realizzato il 14% della cattura in peso ha totalizzato il 25% in termini di ricavi, segno che le specie catturate hanno un elevato valore commerciale.
L’andamento delle catture ha evidenziato per lo strascico, dopo una fase di incremento osservata nel quadriennio 2004-2007, un progressivo e costante decremento nei tre anni successivi. Il trend negativo sembra essersi ripetuto anche nel 2010 e proseguire nel 2011. Per il comparto delle imbarcazioni che operano con reti volanti il trend negativo delle catture sembra essere in atto già a partire dal 2005.
Per i comparti pescherecci della piccola pesca e delle draghe idrauliche la tendenza alla decremento delle catture sembra essere in atto a partire dal 2007, sebbene una tendenza al ribasso fosse evidente già a partire dal 2000.
Impatto reti a strascico
Negli ultimi anni il CNR-ISMAR di Ancona ha condotto alcune ricerche che avevano lo scopo di valutare l’impatto fisico delle reti a strascico sul fondo. La valutazione dell'impatto di diverse tipologie di reti a strascico è stata condotta con l’ausilio del sonar a scansione laterale, meglio conosciuto a livello internazionale come Side scan sonar (SSS).
- gli attrezzi a strascico determinano un impatto considerevole sul fondo;
- i divergenti delle reti americane sembrano avere un impatto superiore rispetto ai divergenti delle reti tradizionali, cosa rilevabile facilmente dalla notevole quantità di fango sollevato durante il traino e dall’entità del solco;
- le reti a strascico sembrano determinare un impatto di lieve entità rispetto ai divergenti che invece causano un solco netto;
- la catena “pescatrice” sembra essere la parte della rete che determina la maggiore perturbazione del fondo;
- i rapidi esercitano un notevole impatto sul fondo, sebbene l’entità del solco sia difficilmente valutabile
Selettività della rete a strascico
A far data dal 1.06.2010, con l’entrata in vigore delle modifiche previste dal Reg. CE 1967/2006, le maglie del sacco delle reti trainate devono essere costituite da maglie quadrate da 40 mm o, su richiesta debitamente motivata da parte del proprietario del peschereccio, da maglie romboidali da 50 mm.
Nell’ottica di un approccio precauzionale alla gestione delle risorse emerge quindi che le misure tecniche previste dal Regolamento CE 1967/2006 dovrebbero essere rispettate e che la maglia quadra, più selettiva, dovrebbe essere utilizzata al posto della maglia romboidale da 50 mm di apertura (il Regolamento lascia al pescatore la libertà di scegliere una delle due maglie). Quest’ultima infatti, stirandosi, rimane praticamente chiusa durante il traino, lasciando qualche possibilità di fuga esclusivamente durante le operazioni di salpamento dell’attrezzatura.
Tuttavia, anche la maglia quadra da 40 mm di apertura deve considerarsi una misura di compromesso in quanto riesce a salvaguardare la taglia di prima riproduzione sessuale (L50) o taglia di prima di cattura di alcune specie ma non di tutte, come ad esempio nel caso del Merluccius merluccius.
Catture accidentali
Con il termine bycatch viene individuata quella parte della cattura che non è direttamente bersaglio di un’attività di pesca. Nel bycatch sono comprese sia specie di interesse commerciale, catturate accidentalmente, sia specie che per diversi motivi non hanno una rilevanza commerciale (perché di taglia piccola o rovinate o perché non apprezzate dai consumatori). All’interno del bycatch non commerciale rientrano pertanto anche tutte le specie marine protette dai rettili ai mammiferi, agli squali fino agli uccelli marini.
In Italia, ma più in generale in tutto il Mediterraneo, esiste ormai da diversi anni un problema concreto per la protezione di Caretta caretta, specie prioritaria inserita negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat. Il rischio maggiore per le tartarughe marine catturate accidentalmente dalle reti a strascico deriva, oltre che dai danni fisici causati dall’impatto con le diverse parti dell’attrezzo, dal tempo di permanenza sott’acqua. Infatti il rischio di affogamento degli animali, anche se capaci di prolungate apnee, in condizioni di stress e di limitazione di movimento, risulta elevatissimo. Il rigetto immediato in mare di esemplari in queste condizioni sarebbe oltremodo deleterio e comprometterebbe le possibilità di sopravvivenza. Al contrario, individui in buone condizioni dovrebbero essere immediatamente liberati in mare.
E’ per questo che ai fini della conservazione di questa specie, è stato realizzato un opuscolo informativo che, in maniera semplice e concisa, contiene le informazioni necessarie per il trattamento delle tartarughe marine in seguito alla cattura accidentale. Tale opuscolo, realizzato dal CNR-ISMAR di Ancona in forma plastificata, è stato consegnato ad alcune imbarcazioni della marineria di Ancona per testare il gradimento dei pescatori per questa iniziativa e valutare la possibilità di estendere questa iniziativa a tutte le marinerie marchigiane.
Per le misure di mitigazione vedere il progetto BYCATCH III:
Le opinioni degli addetti al settore pesca marchigiano
Allo scopo di ottenere direttamente dagli operatori del settore pesca marchigiano informazioni utili circa il loro punto di vista sulle problematiche e sulle possibili misure da adottare, è stato fatto circolare fra i diversi operatori un questionario, inoltre sono state condotte interviste dirette sul campo. Dal faccia a faccia formato intervista con armatori, capitani e semplici marinai si è voluto da parte nostra instaurare un dialogo senza alcuna sorta di correzione, con lo scopo di ricevere ulteriori importanti informazioni. Queste informazioni fornite dai diretti interessati, ossia da chi vive in prima persona tutte le problematiche attuali del settore pesca, nonché da persone che hanno acquisito negli anni di lavoro una notevole conoscenza ed esperienza, sono utili e da tener conto nell’ambito della proposta di realizzazione di un piano di gestione delle risorse ittiche. L’intervista proposta ad alcuni pescatori marchigiani è stata articolata sotto forma di un breve questionario composto da una ventina di domande.
Le tematiche del questionario che sono state discusse con i pescatori sono state scelte in funzione alle problematiche attuali utili per stabilire i criteri per le future linee guida del piano di gestione della pesca marchigiana e delle sue risorse alieutiche. Le tematiche sui cui è stata svolta l’intervista sono 4: il periodo di fermo e le aree interdette alla pesca successivamente ad esso, il nuovo regolamento europeo, le aree da proteggere e in ultimo le specie di interesse commerciale da salvaguardare. Al termine del questionario veniva inoltre posta un’ulteriore domanda riguardo alla commercializzazione del pescato, sulla cui gestione i pescatori da tempo mostrano perplessità.
Ulteriori pareri sono stati espressi in occasione del EcoFishMan meeting svoltosi durante la 71th Fiera internazionale della Pesca (vedi Proceedings).
Presupposti biologici
Per poter garantire un futuro alla produzione e garantire la rinnovabilità delle risorse viventi è necessario quindi che vengano salvaguardati soprattutto alcuni momenti cruciali del ciclo vitale delle specie commerciali come la riproduzione e l’accrescimento dei giovanili. La salvaguardia delle cosiddette spawning areas, rappresentate da aree ben localizzate verso cui gli adulti convergono per riprodursi, compiendo anche lunghe migrazioni, e delle nurseries areas in cui si concentrano i giovanili ancora non sessualmente maturi, risulta quindi imprescindibile. Così come appare fondamentale proteggere le fasi di reclutamento, rappresentate nelle Marche, dalla massiccia migrazione costa-largo che interessa molte specie commerciali nel periodo agosto-ottobre. il periodo riproduttivo di molti stocks si estende da metà primavera (aprile) alla fine dell’estate (agosto) con picchi in giugno e luglio.
Tra le specie che si riproducono nei mesi estivi troviamo diversi pesci (sugarelli, ghiozzi, triglie e i piccoli pelagici, acciughe e sardine), crostacei (scampi e mazzancolle), cefalopodi (calamaro e il moscardino bianco), e molluschi come la vongola e la ragusa. Ciò sottolinea quanto sia importante la stagionalità per la riproduzione dei pesci e che la maggior parte delle specie commerciali sia rappresentata da summer spawners (riproduttori estivi). In Adriatico, la riproduzione e le prime fase di accrescimento della maggior parte dei pesci avviene in corrispondenza del picco di zooplancton estivo nelle acque costiere, che segue la fioritura primaverile del fitoplancton.
Presupposti tecnici
- effettuare un periodo di fermo biologico di 45-60 giorni continuativi per tutte le imbarcazioni abilitate alla pesca a strascico e volante, da attuarsi nel periodo agosto-settembre di ciascun anno dal 2011 al 2014 per salvaguardare la fasi di accrescimento di alcune importanti specie commerciali.
- utilizzare sacchi a maglia diversa in relazione alle aree di pesca battute e ai diversi periodi dell’anno
- utilizzo delle reti tradizionali dovrebbe essere incentivato nei confronti delle reti americane
Presupposti gestionali
- nel periodo 1° giugno-31 ottobre di ciascun anno dal 2011 al 2014 l’operatività delle imbarcazioni a strascico dovrebbe essere interdetta entro le 6 miglia dalla costa, in corrispondenza delle prime delicate fasi di riproduzione e accrescimento di molte specie di interesse commerciale;
- nello stesso periodo le imbarcazioni abilitate alla navigazione entro le 6 miglia dovranno comunque operare ad una distanza di almeno 4 miglia dalla costa, per tutelare la migrazione costa-largo di alcune importanti specie commerciali come la triglia e la seppia;
- la pesca a strascico dovrebbe essere sempre interdetta entro una distanza di 4 miglia dalla costa;
- tali restrizioni dovranno essere vincolanti per tutte le imbarcazioni che operano nelle acque antistanti alla Regione Marche, anche se provenienti da altre Regioni